Da sei anni non scrivevo qui. E prima ancora cinque. L’uomo che amavo tagliò il suo giudizio. E dunque non più mai scrissi. Gelai il silenzio nella voce e l’inchiostro si rapprese. Mi rifugiai nel suono, nella vibrazione della voce letta da un palcoscenico effimero. Furono anche risate e finzione ma sempre ombra di vita recitata. Felice a metà nell’altra metà annegata nell’amore che toglie. Chi ero? Chi sono adesso? Un altro o solo altro? Castrazione d’arte per amore. Cuore di carne strappata. E i piedi poco più in là nel cemento che immobilizza rappreso. Fuga e ritorno da una vita altrove, lontano dal dolore. Qui ora, in perenne ricerca di me stesso nei frammenti di memoria che sfuggono. Barlumi di identità nel dissolvermi. Punto di non ritorno, linea sottile da non oltrepassare. E allora sarà festa per i pochi rimasti nel mio addio silenzioso, specchio di un’ultima metamorfosi nell’altro che non ho votuto essere. Illusione sul precipizio. Farfalle in bilico sull’ultima recita. Si va in scena, signori. Epilogo, forse. Uomo solo sul palcoscenico. Sipario che si chiude. Silenzio che avvolge tutto. Frammenti di un ritorno. Viaggio senza fine.
Prima del giorno
C’è ancora neve, in giardino, a proteggere i semi sotterranei dalla grande gelata. Così la notte proteggerà il cuore, prima del giorno.
Equilibri(sm)o
Essere forti come un’ala di farfalla, essere cedevoli come una scheggia di quarzite. In mezzo, l’equilibrio, così difficile da soppesare con le parole non più trovate ma tutte lì in fila, pronte per essere ricucite ad una ad una, tra la lingua e il cuore, in un futuro che tarda a venire.
Nostos
Mi manco. Prima di tornare a questa spiaggia ho percorso così tanta strada che non vedo i miei piedi. Per imparare la vita ho dovuto cancellare le parole. Tutte le parole. Ma queste sono riemerse appena un attimo prima di soffocare nell’oceano dell’abbandono. Sono dunque qui, senza sapere più scrivere ma con la prepotente necessità di disegnare un gesto nell’aria e dire “Eccomi, sono tornato a casa”. E quel gesto diventerà parole. Tutte le parole che non ho più scritto, tutte le parole che non ho più detto.
Prospero’s blog
Così tanto tempo è passato! E tu, mio Calibano, sei ancora qui a far la guardia ai miei anni, a servire le mie follie! Riuscirò mai a lasciare quest’isola? Riuscirò mai a dimenticarmi?
Oltre
A Alda
Mai seppi,
come fosse il vento a non dire,
le parole intessute nella trama di ragno
dove le paure s’aggrappano
ed esche diventano
alla sordità del cuore
ed oltre così
spinsi le finestre
il pianto,
per mai più
sentire
la circospezione del dolore.
Shehecheyanu
Per tutto il giorno,
allo schiudersi delle ore,
il suo respiro
tacque
come fosse tuffo
l’attesa,
al cuore precoce.
D’un tratto
si ricordò il sapore
della sua lingua,
subito dopo il melograno
di Rosh haShana
e il suo cuore rosso
traboccò di giorni,
libero, infine,
da quel troppo amare.
Come lotofagi
Poi passarono le farfalle
e la montagna si inchinò
al canto delle tuberose
verso il cielo turchino
e terso.
Fu il momento,
giusto un attimo,
in cui sentimmo il rintocco
dei cuori in festa,
prima che l'orizzonte
divorasse il mattino.
Je n'oublierai pas
Serro vermigli nodi di carne
alla memoria,
cancellando cluster di ricordi inutili
con scosse elettriche
innervate d’oblio,
ma le rondini,
mai dimenticherò le rondini
che volano dentro il tuo sorriso
azzurro,
garrendo sciabolate
nella polpa del cuore.
(de roses tarissant tout parfum au soleil)
La via che s’apre al mio soggiorno
in questo lato del tempo
esplode al sottile bagliore
della calura appena sfilata
dall’abbraccio del giorno
e perciò resto
svuotato della terra
e sradicato al velo
azzurro come sospeso
al farsi del domani inatteso,
passo per passo
ma senza moltiplicare,
semmai sottrarre,
la parola in eccesso
di vuoto.
Immagino la casa
di pietra, il giardino,
de roses tarissant tout parfum au soleil,
ascolto le parole
(riaffiorate, non più eluse)
e quel che fu inseparabile
al cuore
s’intrama al passo lento
di ciò che insieme aggiungeremo.
Tacciono, d’un tratto, le voci
perdute dal vento
ai quattro angoli della sua rosa
per lasciarmi,
seduto in faccia all’ovest del giorno,
ad aspettarmi,
infine.